Si chiamano gravel bike e sono una tendenza in crescita nel mondo della bicicletta. Si tratta di bici che somigliano molto a quelle da corsa – per manubrio e assetto – ma che hanno caratteristiche che le rendono adatte a strade bianche, sentieri e sterrati. Terreni, finora, resi accessibili soltanto dalle mtb.
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La mia prima esperienza gravel è stata impegnativa su, circa, 120 chilometri, dei quali oltre 50 di sterrato, sassi e bosco con molto fogliame.
Il mio gravel lo ha firmato Cinelli con la guida dei Turbolento
Un percorso che è iniziato con un treno da Cadorna, sul quale abbiamo caricato le bici, direzione Turbigo.
In circa mezzora siamo arrivati a destinazione e abbiamo iniziato a pedalare tutti insieme.
Una pausa nella bella piazza di Vigevano, per poi ripartire e arrivare, a fine percorso, alla storica chiesetta di San Cristoforo, a Milano (qualcuno coraggioso ha fatto andata e ritorno con un totale di oltre 150 chilometri).
La parola d’ordine per il divertimento, a mio parere, è proprio questa: insieme.
Senza il gruppo, senza la compagnia degli amici Turbolento, non sarebbe stata la stessa cosa. Anzi.
Compagna di viaggio di una bici molto diversa dalla mia abituale, da corsa. Si è trattato della Zydeco firmata Cinelli.
Una bici con ruote decisamente più carozzate e robuste che garantiscono aderenza e margini di foratura molto più bassi. Eppure una spina mi ha tradita e ho forato comunque!
Zydeco, dettagli che fanno la differenza
Sapete che sono giovane in questo mondo e non sono un tecnico, ma vorrei darvi giusto alcune indicazioni su questa bici che, dopo 120 chilometri, mi ha restituita a casa stanca, ma non dolorante.
La manovrabilità e la geometria di Zydeco sono più aggressive rispetto a una tipica bici gravel e combinano la classica geometria da corsa con un passaggio ruote più ampio, il movimento centrale più basso e l’angolo sterzo più largo, garantiscono la giusta stabilità nei fuori strada più tecnici.
La sella, poi, mi ha stupita per la sua comodità che non mi ha mai dato fastidio, dolore e la percezione di fatica, nonostante il mio bacino non sia più lo stesso da dopo l’incidente.
La possibilità, poi, di poter montare un portapacchi la rende perfetta per gli appassionati di cicloturismo.
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