Il tocco CHIC... nella vita FIT
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Tra Covid e lockdown. Tra chili di troppo e demotivazione

Dopo mesi di silenzio, ho scelto questo foglio bianco (virtuale) nel mio piccolo spazio, perché in tante siamo alle prese con i chili di troppo e, soprattutto, con la demotivazione e, inutile, fingere indifferenza, con la depressione (a tutti i livelli). Aspetto ben più serio di un numero sulla bilancia che, però, ha il suo significato.

Prima fu “il primo lockdown” e niente chili di troppo

Con mia figlia abbiamo affrontato il primo lockdown di un anno fa, di slancio. Niente rassegnazione, niente abbattimenti.

Alimentazione sana, allenamento quotidiano, scuola da remoto, smart working.

Abitiamo al sesto piano e quindi avevamo diverse routine allenanti: scale su e giù, yoga con la scoperta dell’anno di down dog, rulli, pesi.

Non ci è mancato nulla e alla fine di quel periodo, addirittura, mi sono ritrovata in una forma migliore rispetto all’era pre-Covid. Incredibile, almeno per me.

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Poi fu estate e pensieri strani

Dopo quel periodaccio, abbiamo assaporato una parvenza – flebile, impalpabile e breve – di normalità.

L’estate, si sa, riesce a far sognare che le brutture siano alle spalle e ci sia futuro davanti.

Non mi sono allenata, pur avendo portato la bici al mare, ma la vita all’aria aperta mi ha “conservata” in discreta forma. Pochi muscoli, ma nessun chilo di troppo (oltre a quelli presi con il passare dell’età, ma accettabili. Assolutamente accettabili!)

Insomma, dai, quando ti piace mangiare e bere, qualche piccolo compromesso – con l’avvicinarsi della nuova decina anagrafica – io sono disposta ad accettarlo. Vivere è la priorità.

Infine giunse il secondo lockdown: i chili di troppo e la rassegnazione

Ripreso il lavoro, fatti i conti con il rientro a scuola da pallottoliere per mantenere il conto dei giorni in DAD rispetto a quelli in presenza, dopo un mese e mezzo è crollato tutto nuovamente.

Di nuovo la chiusura, i morti, la distanza dalla famiglia, dagli affetti, da quegli abbracci che mancano da 1 anno.

E lì mi sono letteralmente spenta. Ho continuato e continuo a lavorare ore e ore, ma il resto è come se non mi interessasse più. O meglio, mi interessa, ma non trovo più gli stimoli per rialzarmi e prendermi cura di me, nella speranza che la normalità – seppure diversa – possa tornare.

Chili di troppo, quindi, ben 6 e poco o zero allenamento. Mangiare come ho voglia, perché non ho voglia di pensare.

Perché le ore in tuta e pinza nei capelli, il tempo che passa, i problemi a casa con la salute di chi amo, davvero compromessa, mi ha letteralmente “schiacciata”.

La misura del se, siamo solo noi, non come ci vedono gli altri

A quelli che dicono: “ma stai bene lo stesso” (mamma il nervoso! Quasi a dire ‘sì, sei ingrassata, ma stai bene uguale’) rispondo sempre la stessa cosa: “So che non sono obesa, ma sono appesantita, mi guardo allo specchio e non mi piaccio, ma la fatica è davvero troppa”.

Cosa fare? Voi ci siete passati? Ci siete dentro come me? Cosa avete provato a fare o cosa state provando a fare?

E non funziona nemmeno il “datti tempo, poi passerà“, perché questa è una filosofia che condivido in pieno, ma il tempo è passato e ora è troppo.

Insomma, guardo indietro di soli 2/3 anni e vedo una persona, confrontata con oggi, che non riconosco per nulla. E non mi piaccio, non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente.

Sono successe tante, tantissime cose in questo anno, come se qualcuno avesse dato un colpo di spugna alla mia vita.

Una ripulita che, per certi versi è stata positiva, ma per altri è stata dura. Malattie, perdite, cambiamenti, chiusure, nuovi e inevitabili inizi, discussioni, confronti, soluzioni continue da trovare, insomma… non una passeggiata.

E poi, oggi, Facebook mi ha riproposto una foto di 8 anni fa. Era il viaggio alle Maldive che mi sono regalata (con mia figlia) per i miei 40 anni.

E che pazzesca, folle nostalgia di tutto. Di mare, libertà, sorrisi e – soprattutto – di quella Daniela.

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