Gravel bike? La Milano Gravel Roads è il banco di prova perfetto
Quante volte avete sentito parlare di gravel bike? Quante volte vi siete immaginate percorsi impossibili e un territorio, quello del milanese, inadatto per provare l’emozione di una pedalata sulle strade bianche?
Ieri, come promesso e annunciato ho partecipato alla #MilanoGravelRoads, l’edizione più breve della “madre” di tutte e gravel, quella di 160 km che si svolgerà, nuovamente in autunno.
Milano Grave Roads, le gravel bike in giro per i Navigli (insoliti)
71 chilometri, esatti. Partenza (e arrivo) presso la Canottieri san Cristoforo di Milano.
Oltre 75 iscritti, una giornata incredibile, numerose gravel bike messe a disposizione dal partner dell’evento, Cinelli, e due team sul percorso.
Uno libero ha pedalato con le guide Turbolento e uno, invece, accompagnato dai maestri di guida grave, AMIbike. Per tutti stesso identico percorso.
Un percorso costruito per pedalare, complessivamente, su circa 50 km di sterrato e i restanti su strade asfaltate. Polvere, fatica e diversi “ostacoli” da superare, ma nessuno è rimasto indietro, tutti siamo arrivati e, soprattutto, tutti ci siamo divertiti.
Un divertimento fatto di concentrazione per la guida su un terreno che può essere un po’ traditore, se non si fa attenzione.
La campagna milanese si è rivelata molto più impervia di quanto immaginassi, con angoli boscosi che hanno costretto i più (me compresa!) a smontare dalla bici e salire a piedi, come si vede nelle foto.
Una sosta nell’angolo (sconosciuto, per me) di Motta Visconti e poi via, di nuovo per i restanti circa 30 km.
La mia gravel bike? Zydeco Cinelli, ovviamente!
Da quasi neofita del mondo gravel, ammetto di aver fatto molta fatica. Sì, perché la fatica si fa e non solo sulle salite con la bici da strada.
Non sono abituata alle tante vibrazioni che lo sterrato, i sassi, il bosco e la sabbia causano sul manubrio e, di conseguenza, su schiena, collo e braccia.
Ho pedalato per la seconda volta sulla nuova Zydeco. Monocorona anteriore, 11 rapporti posteriori e una geometria (nella taglia S) calibrata e misurata per una ciclista, come me, tendenzialmente considerata “piccola” in sella.
Abituata con ruote lisce e sottili (quelle da corsa) pedalare con le ruote della mia gravel bike mi è sembrato un paradiso, per il terreno con il quale ci siamo confrontati.
Stabile e affidabile ha scodinzolato solo sulla sabbia, ma per mia inesperienza.
Ho fatto fatica? Sì, parecchia. La schiena, a fine giornata si è fatta sentire e tornata a casa mi sono infilata sotto una doccia ristoratrice per liberarmi da polvere e terra!
Divertimento, spesso, fa rima con fatica!
Devo dirvi che è stata una giornata sfidante, divertente e… faticosa.
Certo, faticosa, perché lo sport è anche questo, ma se lo affronti con lo spirito giusto è una vera terapia per mente e corpo. Ho pedalato con tanti amici vecchi e nuovi e ho avuto modo di conoscere di persona una super ciclista come paolabgood (seguitela su instagram!).
Ho riso e scherzato, mi sono concentrata e messa alla prova, ho sognato.
Cosa? Quello che solo una bici da gravel può permettere. Ho sognato un po’ i cicloturismo rilassato (e faticoso…) alla scoperta di luoghi unici.
Ora, con la bici giusta, posso provarci!
Turbolento, quando la passione fa la differenza
Ringrazio tutto il mio super gruppo che 3 anni fa mi ha accolta e mi sopporta (oltre che supportarmi).
Senza voi, cari Turbolenti, non sarebbe la stessa cosa pedalare.