Questa volta vi parlo di un tema delicato e, a me, molto caro. Tema che ha poco a che vedere con il fitness e lo sport, ma la sezione AROUND del blog l’ho creata apposta per questo. Vi parlo di FreeJourn, la nuovissima piattaforma crowdfunding verticale – online dallo sorso 15 giugno.
Perché un tema a me molto caro? Qualcuno, non saprà che il mio mondo di provenienza è proprio il giornalismo. Ambito che mi resta particolarmente caro e mestiere che continuo ad amare follemente. Poi, le esigenze di un mercato in crisi, mi hanno fatta studiare, approfondire e mettere in secondo piano il giornalismo puro in favore di blogging e storytelling digitale. Ma al cuore, si sa, non si comanda.
Ecco, perché ho accolto la nascita di FreeJourn con grande speranza e gioia, soprattutto per le nuove generazioni di comunicatori e giornalisti che della cronaca, delle inchieste e dei reportage, vogliono fare un mestiere. E che mestiere! Difficile, costoso, poco riconosciuto.
La piattaforma, infatti, è pensata per valorizzare il giornalismo di approfondimento prodotto da reporter freelance e basata su un differente rapporto tra giornalisti, lettori ed editori.
FreeJourn, infatti, nasce da un’idea del dipartimento innovazione del gruppo editoriale News 3.0 e si sostiene con un sistema di revenue share trattenendo il 10% di quanto viene finanziato sulla piattaforma. Tale quota può salire al 20% nel caso di specifici progetti espressamente commissionati da media partner.
Ogni giornalista, un profilo
Come funziona davvero FreeJourn? In tempi di budget ristretti, riduzione degli uffici di corrispondenza e deskizzazione del giornalismo, il lavoro del reporter freelance, soprattutto in Italia, è generalmente occasionale, poco riconosciuto e spesso non adeguatamente pagato. FreeJourn parte da questo scenario e ne ribalta le condizioni: il primo pilastro della piattaforma, dunque, è una vetrina social per freelance, ciascuno dei quali ha a disposizione una pagina personale su cui caricare il proprio portfolio e bio, aggiornare il pubblico e proporre ai lettori nuovi progetti da sostenere e finanziare. I freelance possono contattare colleghi ovunque nel mondo, lavorare su progetti locali o transnazionali in base alle proprie competenze e alla zona in cui si trovano. Possono, inoltre, entrare in contatto con media tradizionali interessati ai loro percorsi professionali.
Al momento dell’iscrizione – sottoposta a un vaglio qualitativo, per garantire la professionalità degli associati – i freelance specificano l’area del mondo in cui si trovano e le proprie competenze cosi che lettori e partner (testate, associazioni, Ong, aziende interessate a sponsorizzare progetti) possano cercare all’interno del sistema giornalisti e temi a cui sono interessati, per stabilire un contatto.
Il funzionamento di FreeJourn prevede un sistema di crowdfunding a soglie, pensato per garantire il massimo tasso di successo dei progetti, al quale potranno partecipare anche i lettori suggerendo spunti che vorrebbero approfondire oppure sostenendo i progetti presenti più votati.
Tutti i lavori realizzati attraverso il crowdfunding saranno pubblicati su FJ magazine, terzo pilastro della piattaforma. I progetti possono essere storie scritte, video e fotoreportage, ma anche contenuti audio o di data journalism.
Al termine di ogni lavoro realizzato con i fondi raccolti su FreeJourn, inoltre, i freelance si impegnano in momenti di confronto con i lettori e finanziatori, attraverso videochat pubbliche, per aumentare il valore informativo del proprio lavoro e promuovere una reale circolarità del sistema.
Chi si può iscrivere, dunque, a FreeJourn? Tutti noi, giornalisti (purché non assunti in testate) e poi lettori, media partner e aziende.
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